……..
Con un sorriso sulle labbra si rivolge all'uomo:
“Buongiorno, le posso offrire un caffè?”. A tale domanda il signore con sguardo
pungente e al contempo stupito, risponde: “Ti pare che io mi faccia offrire un
caffè da una traditrice convertita come te?”
SILVIA: “Mi scusi, perché pensa questo di me? Le ho, per
caso, fatto un torto?”
SIGNORE: “Mica l’hai fatto solo a me, ma a tutta la
nazione! Non ti vergogni di stare vestita in questo modo?”
SILVIA: “Mi scusi, ma perché mi dovrei vergognare? Siamo
in un Paese democratico e laico, ognuno è libero di seguire la propria
religione.”
SIGNORE: “La propria religione, mi fai quasi ridere.
L’hai rinnegata la tua religione, hai rinnegato il tuo stesso Paese tornando da
lì convertita…quasi quasi sarebbe stato meglio se…”
SILVIA: “Se non mi avessero liberata, vero? Sarebbe stato
meglio questo, avrebbe preferito una Silvia prigioniera, dispersa, nelle mani
di terroristi piuttosto che viva e credente in una diversa religione.”
SIGNORE: “L’hai detto tu, io avrei preferito una
concittadina uguale a prima, senza nessun cambiamento, la Silvia che tutti noi
conoscevamo”.
SILVIA: “Le pare che sarei potuta tornare come prima? Neanch'io so più chi sono, come ho detto, devo ritrovare me stessa. Se non lo
sapesse, non è stata una bella “esperienza” essere rapita dai peggiori
terroristi al mondo; temevo per la mia vita quotidianamente, vivevo con l’ansia
pensando che ogni giorno potesse essere l’ultimo. Ma sono stata forte, ho
resistito; mi sono aggrappata alla speranza del lieto fine, avevo bisogno di
credere in qualcosa che mi potesse aiutare. E alla fine tutto è andato per il
meglio ma il dolore è un segno indelebile che mi porto dentro e si ripercuote
ogni notte…Solo io che ho provato posso comprendere a fondo il dolore vissuto e
vorrei solo un po' di rispetto per questo momento.”
SIGNORE: “Ma in fin dei conti, l’hai voluta tu questa
situazione; tu hai deciso di partire per un posto sperduto al mondo a fare
l’eroina, cosciente delle conseguenze del caso. E per questo tuo atto
imprudente e sconsiderato, ne abbiamo pagato tutti noi italiani. Abbiamo
sprecato milioni per te…”
SILVIA: “Quindi ora sono colpevole anche della mia scelta
di vita? Io ho deciso di mettere a disposizione le mie conoscenze, a favore dei
bambini indifesi, soli, fragili che hanno avuto la sfortuna di nascere nel
Terzo mondo; ho deciso di seguire la strada della solidarietà perché questa è
la mia indole di vita. Lei parla di voler fare l’eroina ma io non mi sento
tale, questo nominativo lo si attribuisca agli eroi veri. Su una cosa però, ha
ragione: ero cosciente delle conseguenze a cui andavo incontro, sapevo che in
tali luoghi la possibilità di rapimento era alta, ma il desiderio di catturare
un sorriso ai bambini kenyoti era più forte di me; cosa le devo dire, ho fatto
prevalere l’istinto. Le dirò però che nei mesi di prigionia non c’è stato un giorno
che ho rinnegato la decisione presa. Ho pensato che l’accaduto avesse un senso
e se non ce l’avessi fatta voleva dire che quello era il mio destino. Mi duole
sentire dire che ho rinnegato l’Italia e che voi siete stati la cavia. Tutto
questo solo perché sono tornata convertita. Pensi un po' se fosse stata rapita
sua figlia, dubito che l’avrebbe giudicata. Dovrebbe mettersi un po' nei panni
degli altri.
SIGNORE: “Mah, non saprei. Ma io dico, chi te lo ha fatto
fare ad andare lì? Tutta questa “solidarietà” non la capisco proprio.”
SILVIA: “Guardi, penso proprio si nasca con questa
indole, non la si impara da un giorno all'altro. Erich Fromm parlava dell’arte
di amare; il “dare” non è privazione, bensì acquisto di felicità. Nell'atto di
dare si prova la propria forza, potenza e si realizza di esser VIVI. Da quei
bambini ho ricevuto più di quanto io abbia dato loro. Dovrebbe provare a fare
volontariato, così forse capirebbe”.
SIGNORE: “Si hai ricevuto un bel sequestro!”
SILVIA: “Ancora, lei non cambia proprio idea…ma va bene
così: ognuno è libero di pensarla come vuole; in fin dei conti siamo in
democrazia e opinioni contrastanti devono convivere tra di loro con rispetto.
Le posso, quindi, offrire un caffè?”.
SIGNORE: “Va bene dai, lo accetto quasi-volentieri”.
Nessun commento:
Posta un commento